RECENSIONE: M. Il figlio del secolo di Antonio Scurati

Per un appassionato di storia, questa opera ha un grande pregio: è fruibile da chi appassionato di storia non è.

Il linguaggio è scorrevole, anche godibile. Sopra tutto, riesce, nonostante lo spessore (in senso fisico, oltre 800 pagine) a raccontare, come se fosse un romanzo d’avventura, i complicati avvenimenti che occorsero in Italia tra la fine della I guerra mondiale ed il delitto Matteotti: cinque anni di vita di una nazione.

La ricostruzione dei fatti è accurata, e la scelta di centrare l’attenzione sulla figura di Benito Mussolini, anche per ciò che riguarda la sua vita privata, è quasi un atto dovuto.

È un testo “di parte”: nonostante le forti critiche agli uomini ed alle forze politiche “non fasciste”, per la loro incapacità di cogliere la novità del movimento fascista e di opporsi in modo vincente ad esso, traspare chiaramente, dalla prima all’ultima pagina, non solo la condanna senza appello al movimento fascista, ma in primo luogo all’uomo e al politico Mussolini.

Anche questo giudizio ci sta, uno storico per definizione non è mai neutrale: non si limita a raccontare i fatti, cerca di interpretarli.

Quello che lascia un poco perplessi è la “tipologia” di giudizio che l’autore emette, in primo luogo verso Mussolini, di riflesso sul fenomeno storico del fascsmo.

È un giudizio etico, morale, eccessivamente incentrato sui comportamenti dell’individuo “Mussolini”: facendo un parallelo storico, è come se si criticasse il maoismo partendo dalle abitudini sessuali di Mao Tse Tung.

È un limite dell’opera, e forse è giusto che sia così: vi apprestate a leggere un romanzo, non un saggio di storia.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

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